MUTUO PRIMA CASA

Si sa che il primo passo importante quando si decide di sposarsi è quello di acquistare una casa. In molti casi l’acquisto della prima casa non è una spesa irrisoria e quindi si decide quasi sempre di optare per un mutuo. Nel caso dell’acquisto della prima casa, il mutuo d’attivare è il Mutuo Prima Casa. Il Mutuo Prima Casa consiste in un prestito che ti permette di acquistare un immobile anche se non si hanno le giuste risorse finanziarie.

Mutuo 100%: cos’è?

Non esiste una quota minima o massima nel finanziamento del mutuo, generalmente viene dato fino all’80% del valore dell’immobile.

Il Mutuo Prima Casa è una delle possibili soluzioni da adottare per l’acquisto della prima casa, anche se c’è la possibilità di affidarsi ad altri tipi di mutui o altri prestiti per l’acquisto del primo immobile. Per chi non ha proprio le basi finanziare per l’acquisto dell’immobile, esiste un mutuo che da la somma totale del valore della casa, Mutuo 100%.

I mutui 100%, sono stati creati ad hoc per le esigenze di coloro con meno possibilità economiche. Per chi invece non ha bisogno del mutuo 100% o del Mutuo Prima Casa esiste, ma di una cifra più irrisoria, c’è la possibilità di affidarsi hai prestiti personalizzati. I prestiti personalizzati, infatti sono delle somme, pattuite con le banche o con le finanziarie, che permettono di avere dei prestiti meno impegnativi dei mutui.

Bonus Prima Casa: come poterne usufruire

Un’altra opzione a cui ci si può affidare è il Bonus Prima Casa. Per ottenere un Bonus Prima Casa bisogna che l’immobile non rientri nelle categorie catastali di lusso, cioè A1, A8 e A9. Per quanto riguarda la residenza, bisogna che il compratore dell’immobile stabilisca quest’ultima entro 18 mesi dall’acquisto dell’immobile. Per poter accedere al Bonus, inoltre, l’acquirente non deve risultare beneficiario o proprietario di un altro immobile nello stesso comune.

Nel caso in cui si ha acquistato la prima casa con l’agevolazione del mutuo prima casa, ma successivamente la si vuole vendere per comprarne un’altra, si può usufruire nuovamente del Bonus prima casa solo se si vende l’immobile entro un anno.

Mutui e Tassi d’interesse

Per scegliere comunque un buon mutuo, bisognerebbe fare diverse valutazioni, per decidere quale sia il più idoneo alle proprie esigenze e/o possibilità. a quale affidarsi. Fondamentale è constatare il costo delle rate mensili, infatti è da tenere in considerazione che la rata non debba superare 1/3 dello stipendio. Importante, inoltre, è scegliere il tasso d’interesse adatto, perché ne esistono di 3 tipi: Variabile, fisso e misto.

Il tasso fisso permette di rendere le rate sempre costanti. Il tasso variabile invece può variare in base all’andamento di alcuni dei parametri stipulati nel contratto. Il Mutuo a tasso misto in alcuni casi è il più utile, perché permette di rinegoziare i termini stipulati nel contratto all’occorrenza.

Consigli utili nella scelta del Mutuo

Una volta scelto il proprio Mutuo e il proprio Tasso, un consiglio utile è quello di affidarsi ad un consulente una volta all’anno, per capire se si è fatta la giusta scelta o se bisogna modificare un qualcosa.

Quando si va a richiedere un Mutuo, l’importante è non fermarsi alla prima offerta, ma valutare e comparare diverse banche, per capire qual è quello più conveniente. In più quando si va a chiedere un preventivo molto importante è controllare il TAEG che è l’indicatore complessivo del Mutuo, che include tutte le spese d’imposta, perizia ed eventuali spese assicurative.

Una volta deciso l’istituto a cui rivolgersi per fare un Mutuo, bisogna chiedere sempre una copia del contratto, prima di andare in stipula. Un consiglio è quello di far leggere ad un notaio il contratto per ben capire i termini del contratto, che sa sicuramente comprendere meglio e approfondire i termini e processi tecnici.

Altro punto da tenere in considerazione sono i tempi di consegna. Bisogna tener conto che dall’inizio dell’iter per attivare un mutuo alla stipulazione del contratto che debbano passare all’incirca 40/50 giorni. Non bisogna, quindi, mai firmare compromessi con dei tempi troppo lunghi e rigidi, perché si rischierebbe di perdere la  caparra.

 

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LE TIPOLOGIE DI COMODATO D’USO GRATUITO PER GLI IMMOBILI

Sono tantissimi gli immobili presenti nel nostro Paese a disposizione dei loro proprietari e che vengono affittati ad altre persone, le quali pagano una certa quota di denaro mensilmente per usufruire di una abitazione dove dimorare. Tuttavia, è possibile anche imbattersi nella concessione temporanea di un immobile senza che obbligatoriamente vi sia un corrispettivo in denaro da fornire al suo proprietario legittimo. Si parla ad esempio del comodato d’uso gratuito di un immobile.

Una delle modalità previste dalla legge ed in particolare dal Codice Civile (all’articolo 1803 e successivi) attraverso cui è possibile dimorare in un’abitazione a titolo gratuito è infatti il comodato d’uso. Sebbene non molto utilizzato per diversi motivi come tipologia contrattuale, esso rappresenta tuttavia, come vedremo, il modo attraverso cui delle volte dei genitori, proprietari di un’abitazione, la fanno usufruire ai propri figli, che ne ricavano anche alcune agevolazioni a livello di imposte. Cerchiamo di capire quindi come funziona il tutto.

Cos’è il comodato d’uso gratuito

Secondo la normativa vigente, questo è un contratto attraverso cui un soggetto (comodante) concede ad un altro (comodatario) una cosa, che può essere un bene mobile o immobile, per goderne per un certo tempo o per un determinato uso, per poi restitituirla. E tale utilizzo del bene è generalmente gratuito, anche se in alcuni casi limitati potrebbe essere oneroso (ad esempio, quando il comodante richiede almeno il rimborso per le spese di manutenzione). Questa gratuità fa distinguere tale genere di contratto da quelli, ben più comuni e diffusi, di locazione o affitto.

Nel caso di un’abitazione, ad esempio, il comodatario ottiene il diritto di godere dell’immobile, ma senza averne la proprietà, per il tempo previsto dal contratto o, in caso di accordo solo verbale, fino a quanto è concesso dalla parola del proprietario. Da questo si può dedurre, quindi, che il comodato d’uso può essere definito sia attraverso un tradizionale contratto scritto che un accordo semplicemente verbale.

Di conseguenza, in caso di beni immobili, la registrazione di un accordo di comodato non è obbligatoria, tranne in due casi: se redatto in forma scritta, tale registrazione deve avvenire entro 20 giorni dalla sottoscrizione dell’atto; se determinato attraverso un’intesa verbale, soltanto nel caso in cui sia enunciato in un altro atto sottoposto comunque ad una registrazione.

Tipologia di un contratto, durata e registrazione

Un comodato d’uso può essere distinto in due tipologie, in base alla sua durata prevista. Esiste un contratto a tempo determinato, quando nell’accordo è esplicitamente definita la scadenza o il termine di esso. Esiste, inoltre, anche un contratto cosiddetto precario, quando cioè non vi è alcuna determinazione di tale scadenza e, pertanto, colui che ne usufruisce deve restituire il bene immobile al legittimo proprietario, quando questo lo richiede.

Per quanto riguarda la registrazione, questa può effettuarsi presso un qualsiasi sportello od ufficio territoriale dell’Agenzia delle Entrate e si adempie presentando una serie di documenti. Innanzitutto due copie del contratto (una per l’ente e l’altra per il comodante-proprietario, mentre il comodatario potrà usufruire di una fotocopia dello stesso), su cui si devono apporre, su ciascuna, delle marche da bollo da 16 Euro per ogni 4 pagine da iscrivere a registro o 100 righi dell’atto.

A questo poi si devono aggiungere: un modulo di richiesta di registrazione, cosiddetto modello 69 (rintracciabile eventualmente anche sul sito internet dell’Agenzia delle Entrate), compilato e sottoscritto dalle parti; copia del versamento dell’imposta di registro da 200 Euro effettuato tramite modello F23 ed avente come codice tributo 109T; infine, fotocopia delle carte di identità del comodante e del comodatario.

Eventuali agevolazioni che si possono richiedere

Come abbiamo detto, il comodato d’uso spesso è concesso da genitori nei confronti dei figli e questo permette loro di ottenere delle agevolazioni per il pagamento dell’Imu o Tasi sull’immobile, ma a certe condizioni. Infatti, dal 2016, è possibile usufruire dello sconto del 50% su tali imposte, ma solo per quelle abitazioni che non rientrano nelle categorie catastali A/1, A/8 ed A/9 e concesse a favore di parenti in linea retta ed entro il primo grado (quindi genitori-figli) e che le utilizzino come abitazione principale. Infine, naturalmente, il contratto di comodato deve essere registrato.

 

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Pannelli solari fai da te, è possibile costruirli?

Considerando l’altalena dei prezzi di luce e gas, nel nostro Paese sono sempre di più le persone che decidono di realizzare un impianto fotovoltaico per la propria abitazione, al fine risparmiare sui costi di tali bollette e di utilizzare l’energia solare, pulita ed economica. Tuttavia, uno dei limiti alla diffusione capillare di tale sistema ecologico nelle case è rappresentato dai costi per la realizzazione dell’impianto, ancora non proprio economici.

Alcuni, comunque, per ovviare a tutto questo si costruiscono dei pannelli solari fai da te. In effetti, acquistando il materiale necessario e avendo un pò di pazienza, è possibile realizzare una sorta di impianto casalingo, che riesce a fornire energia a tutta l’abitazione e senza spendere delle cifre esorbitanti. Naturalmente, l’installazione di un impianto professionale e da parte di un esperto è sempre consigliabile, per evitare diverse problematiche. Sottolineato ciò, andiamo comunque a scoprire come realizzare dei pannelli solari fatti in casa.

Materiale necessario per il lavoro

Innanzitutto, prima di intraprendere la realizzazione dell’impianto, dobbiamo acquistare materiale ed attrezzi utili, facilmente reperibili presso una qualsiasi ferramenta. Si avrà bisogno quindi di un contenitore per le celle solari (volendo anche in legno), colla per tale materiale e silicone. A cui poi aggiungere un saldatore, dello stagno, delle tronchesi e del filo, indispensabili per il cablaggio dell’impianto, e poi ancora un diodo ed un regolatore di carica. Procurato tutto questo, vediamo il passo successivo.

Acquistare le celle solari

Un pannello è costituito in pratica da diverse celle solari unite tra loro e posizionate all’interno di un semplice contenitore. L’elemento indispensabile quindi è l’acquisto di tali celle. Queste, denominate anche Moduli Fotovoltaici, nelle loro dimensioni tradizionali sono da 3×6 pollici e producono 0,5 Volt. Di conseguenza, per poter generare 18 V avremo bisogno di 36 celle. Queste, estremamente fragili, si possono acquistare tranquillamente in lotti presso negozi specializzati oppure su internet.

Realizzare il contenitore

Questo servirà da telaio in cui inserire le celle e può essere costruito in diversi materiali, dal legno all’alluminio, passando per la plastica. Una volta scelte le misure di tale contenitore, nella parte posteriore si dovrà inserire una lastra in policarbonato alveolare (leggero e resistente), mentre in quella anteriore un pannello in plexiglass dotato di filtro UV, per la protezione del contenitore stesso ed evitare la riduzione dell’efficienza delle celle.

Collegamento ed inserimento delle celle solari

Il passo successivo è saldare prima, su ciascuna di queste, il filo d’alluminio e, in seguito, saldarle tra loro (per fornire una tensione di 12 V) e realizzare un collegamento come una sorta di serpentone. A questo punto, sarà necessario saldare un diodo, affinché il flusso della corrente vada in un’unica direzione, e poi inserire un regolatore di carica, indispensabile per interrompere la ricarica, quando la batteria da 12 V del nostro impianto sarà rigenerata completamente.

Le celle così collegate adesso andranno incollate al contenitore realizzato in legno o in altro materiale. Basta applicare del silicone e della colla nella loro facciata posteriore per inserirle e ancorarle correttamente al telaio. Effettuata tale operazione, non resta che verificare l’efficienza del pannello appena realizzato. Grazie ad un Voltmetro, in pratica un misuratore della differenza di potenziale tra due punti di un circuito elettrico, collegato all’impianto si potrà testare il tutto. Se lo strumento segnala tra i 18 ed i 20 V, il lavoro è ben riuscito.

Il costo del pannelli solari

Le spese sostenute per realizzare l’impianto fai da te non sono eccessive e si attestano intorno ai 100 Euro complessive. L’esborso maggiore è dovuto all’acquisto del lotto di celle solari, in vendita da 36, 100 e 108 pezzi, che si aggira intorno alle 50 Euro (per la quantità minima). I vari pannelli in plexiglass e policarbonato, invece, costeranno complessivamente circa una trentina di Euro. Poi, tra silicone e fili di alluminio si spenderanno intorno a 10 Euro.

Per quanto riguarda il contenitore o telaio, il costo dipende dal materiale prescelto. Nel caso del legno, questo ha un costo maggiore rispetto all’alluminio, tuttavia è possibile anche trovarne di riciclato a disposizione, come del compensato di scarto ad esempio. In quest’ultimo caso, si potrà realizzare un impianto davvero a costi minimi.

 

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INCENTIVI PER IL RISPARMIO ENERGETICO

In un periodo storico che non conosce alcuna sosta dal punto di vista dello sviluppo tecnologico le nostre vite hanno subito un radicale mutamento che nella stragrande maggioranza dei casi hanno dei risvolti solo ed esclusivamente positivi.

Tra le tante innovazioni che la ricerca ci ha portato negli ultimi decenni alcune di esse assumono un valore prettamente superiore rispetto ad altre. Se da un lato si sono avute migliorie in qualche modo ‘accessorie’ dall’altro vi sono migliorie realmente efficienti.

È il caso, infatti, di citare tutti quegli sviluppi che hanno influito sul risparmio energetico. Ma cosa si intende realmente per risparmio? In genere si fa riferimento all’insieme di provvedimenti mirati a ridurre tutti quei consumi che vengono effettuati nella vita quotidiana dell’uomo. Un esempio banale ma alquanto pragmatico è quello che riguarda l’utilizzo delle lampadine per illuminare una stanza o l’uso dello scaldabagno per riscaldare l’acqua in vista di una bella doccia.

Tutto ciò., per quanto sicuro possa essere, ha sempre un impatto dal punto di vista atmosferico che alla lunga può avere solo dei risvolti negativi. Risvolti che magari non si vedranno nel brevissimo tempo ma che nell’arco dei secoli porteranno a conseguenze inimmaginabili.

Per questa ragione tutti i governi del mondo stanno prendendo concreti provvedimenti nel tentativo di sensibilizzare la popolazione al risparmio energico.

Quali provvedimenti per salvaguardare il pianeta?

Come detto molte azioni del vivere quotidiano dell’uomo stanno danneggiando il nostro pianeta. E allora cosa fare per salvaguardare lo stesso? Importanti interventi riguardano l’installazione di pannelli solari, il miglioramento termico degli edifici (finestre, pavimenti, coibentazioni, infissi ecc..), sostituzione di tutti gli apparecchi di condizionamento nati sia per refrigerare che per riscaldare, l’abbattimento di determinate barriere architettoniche, riduzioni dell’inquinamento acustico e ambientale in generale (vedi lo smog che colpisce tutte le metropoli) e tanto altro.

Una delle tante novità che ha preso campo negli ultimi anni è lo sviluppo delle smart windows. Questi nuovi infissi, dotati di una CPU interna, riescono senza problema alcuno a modificare la propria condizione in base alla temperatura presente all’esterno. In caso di eccessivo caldo o eccessiva luce che rischierebbe di penetrare all’interno di una stanza questi muterebbero la propria struttura in modo tale da isolare sia dal punto vista termico che luminoso l’ambiente rendendo di fatto superfluo l’utilizzo di apparecchi come il condizionatore.

Purtroppo intervenire in maniera efficiente su tutto il territorio è tutt’altro che semplice. Eventuali sostituzioni di impianti più o meno grandi hanno un impatto economico non indifferente e oggettivamente parlando non sono tutti a poterselo permettere.

Ed è proprio per quest’ultima ragione che in tutto il mondo vi sono incentivi consistenti per chi decide di intervenire.

Incentivi sul risparmio energetico in Italia

Ma parlando in maniera concreta quali sono gli incentivi presenti sul territorio nazionale per chi volesse in qualche modo approcciarci al mondo del risparmio energetico?
Già da un paio di anni si parla nelle varie leggi di stabilità di ausili concreti per chi svolge lavori di manutenzione a proprio carico. Nello specifico due sono le ‘grandi’ agevolazioni che sono state introdotte a partire dal 1° gennaio 2018:

  • Agevolazione del 65%: per tutti quegli interventi tesi a sostituire impianti di climatizzazione invernale con impianti dotati di condensazione e di caldaia (di classe A) o con impianti ibridi o con generatori di aria calda a condensazione;
  • Agevolazione del 50%: per l’acquisto e quindi il reale utilizzo di tutti quegli infissi e/o schermature come le smart windows citate precedentemente.

In ogni caso agevolazioni o non agevolazioni nel corso degli anni, prima o poi, tutti quanti saremo costretti ad intervenire in modo sensibile per ridurre i danni che quotidianamente apportiamo al nostro pianeta. Pianeta che tanto ci da ma che poco valorizziamo e salvaguardiamo. Le conseguenze non le pagheremo noi direttamente ma i nostri discendenti. I figli dei nostri figli: perché non iniziare a pensarci sin da ora?

 

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PROVVIGGIONI E AGENZIE IMMOBILIARI: ECCO COME FUNZIONA

L’ambito in cui lavorano le agenzie immobiliari è sempre molto dinamico e disponibile. Gli Agenti immobiliari, infatti, basano il loro lavoro sul fare rete, cioè conoscere sempre più persone che vogliono acquistare o vendere un immobile.

Ma come lavora l’agenzia immobiliare?

Le Agenzie Immobiliari, sono dei mediatori, lavorano su Provvigione e fanno tutto il possibile per portare a conclusione l’affare. Le Provvigioni in un’Agenzia Immobiliare sono alla base per un guadagno sempre più redditizio. Infatti, più provvigioni si hanno e più il guadagno aumenta.

Che cos’è una Provvigione?

La provvigione è la somma che spetta all’agenzia immobiliare o all’agente immobiliare, per aver concluso un affare al posto del proprio cliente che vuole vendere o acquistare.

Ovviamente ogni caso va a sé, perché l’agente immobiliare, prima d’accettare di occuparsi di un immobile deve valutare se ne vale la pena, perché ci sono diversi casi da tenere in considerazione.

Perché lavorare a provvigioni?

Ci sono vari tipi di Provvigioni di cui l’Agenzia Immobiliare tiene conto. C’è la provvigione che il cliente paga per far in modo che quella determinata agenzia si occupi del suo immobile. Altra provvigione va data nel caso in cui l’immobile si vende. Ci sono, inoltre, le provvigioni che vengono pagate quando, l’agente immobiliare, prende l’incarico in esclusiva. Ci sono anche le provvigioni che l’agente immobiliare otterrà quando l’immobile sarà venduto. Un altro tipo di provvigione che spetta all’agente immobiliare, è quella che gli viene pagata dall’acquirente dell’immobile e quindi dal nuovo cliente.

Nel caso in cui l’agenzia immobiliare si rende conto che il cliente o il potenziale investitore, porta 4 provvigioni, sarà sicuramente disposto ad occuparsene.

Andare al ribasso: è sempre conveniente?

Quando si decide di comprare un immobile, non sempre è conveniente affidarsi ad un privato direttamente, non tenendo conto dell’agenzia immobiliare. Il perché è semplice, il privato, infatti, non sempre decide il giusto prezzo di vendita. Infatti, magari, per il valore affettivo che dà a quell’immobile, lo venderà, di conseguenza, ad un prezzo più alto.

Per quanto riguarda il venditore, non sempre è conveniente gestire autonomamente la vendita. Infatti, quando si vuole gestire il tutto in maniera autonoma, si ha a che fare con tanta documentazione da presentare e poca conoscenza della materia in questione. Da pensare, infatti, che per un semplice annuncio che si vuole mettere online, bisogna compilare e presentare molti documenti per prevenire le truffe e comunque l’annuncio sarà sempre meno visibile di quello dei professionisti.

Articolo 1.733 del Codice Civile: alla base della provvigione

Ovviamente la Provvigione va regolata in base a delle specifiche misure che sono contenute nell’Articolo 1.733, Articolo del Codice civile che regola, appunto, la misura della provvigione. Quest’ultima è il frutto di un accordo tra le parti, cioè Cliente-Agente Immobiliare. Solitamente la provvigione va pagata in base al valore di vendita dell’acquisto e non a base fissa, perché gli immobili non sono tutti gli stessi e non ci si spende lo stesso tempo, sia esso vendita o acquisto.

Se la provvigione non è frutto di un accordo, che preferibilmente deve essere scritto, si fa fede agli usi e consuetudini che sono indicati nella Camera di Commerciodella Provincia dove l’affare si è concluso.

Investitori Immobiliari: perché affidarsi agli agenti immobiliari?

Se si è investitori immobiliari, bisogna stare attenti a come ci si comporta con gli agenti immobiliari, perché sono loro a portare il guadagno e a trovare potenziali clienti. Quindi, per gli investitori immobiliari, gli agenti immobiliari sono alla base del loro Business.

Bisogna stare attenti come prima cosa agli accordi che si prendono con essi sulle provvigioni. Infatti, un agente immobiliare che si occupa di un immobile per un suddetto investitore immobiliare, il quale cerca di andare sempre al ribasso o a modificare la provvigione, accordata verbalmente, rischia di perdere l’agente immobiliare. Si rischia di perderlo, perché l’agente immobiliare vuole qualcosa di sicuro e continuo da parte del cliente, così di conseguenza, fare in modo che anche il cliente si possa fidare di lui dando le stesse rassicurazioni. Se invece si trova in una situazione altalenante, ci saranno buone probabilità che quell’agente non si occuperà più di altri immobili per quell’investitori. Si deve creare, dunque, un rapporto di fiduciatra Investitore e Agente Immobiliari.

Ovviamente d’altra parte anche l’agente immobiliare deve comportarsi correttamente. Infatti, se questo si comporta in modo scorretto, cioè facendo il “doppio gioco” con diversi investitori, allora le cose cambiano. Un agente immobiliare, infatti, deve comportarsi in maniera adeguata, a volte anche a suo svantaggio. Ad esempio, se un agente trova un immobile ad un investitore, ma poi, l’agente in questione, lo fa acquistare ad un altro investitore, il quale ha promesso una più alta Provvigione, allora in questo caso si ha a che fare con un cattivo agente immobiliare, che pensa solo al guadagno e non al rapporto unico e continuo con il proprio investitore.

ISOLAMENTO ACUSTICO: Una soluzione per vivere in pace

La convivenza in un condominio è sempre stato argomento di discussione e litigi causati da i più svariati motivi. C’è chi annaffia le piante allagando il balcone sottostante, chi lascia i propri animali liberi nel cortile condominiale o parcheggia l’automobile in uno spazio non riservato a lui.

L’Associazione Nazionale Amministratori d’Immobili ha, quindi, stilato una classifica delle liti condominiali più frequenti in base alle segnalazioni arrivate dai suoi associati. La lite più frequente si è dimostrata essere quella delle cosiddette “immissioni”: il ticchettio dei tacchi a tarda notte, lo spostamento di mobili, insomma tutti quei contenziosi legati ai rumori molesti.

Per una convivenza serena è spesso fondamentale far si che sia l’adeguato isolamento acustico tra noi ed i nostri vicini. Questo può essere fondamentale, oltre che per vivere in pace, per venire incontro alle esigenze delle persone che hanno magari orari di lavoro notturni, permettendogli così di riposare durante il giorno, quando i rumori sono molto più frequenti.

L’analisi dell’ambiente

L’isolamento acustico per la casa richiede uno studio approfondito nel campo dell’acustica e richiede estrema precisione nella scelta dei materiali e nell’installazione.

Uno dei primi passaggi da effettuare per migliorare l’isolamento acustico è sicuramente l’analisi della stanza o dell’appartamento. In caso di una stanza singola, l’analisi è più semplice, mentre diventa più lunga e difficoltosa se si parla di un appartamento di diversi metri quadri, perché le variabili in gioco sono molte.

Per prima cosa è necessario individuare i punti di maggiore dispersione sonora, in modo tale da agire in modo efficace. Generalmente la maggior dispersione si avrà sulle pareti perimetrali e sugli infissi, dove arriveranno rumori esterni, mentre da pareti divisorie e soffitto arriveranno i rumori dei vicini.

Isolamento Acustico delle pareti

Nelle nuove costruzioni o realizzando pareti divisorie interne vengono utilizzati mattoni a blocco unico con potere d’isolamento termoacustico. Questo tipo di blocchi sono creati con materiali e con la configurazione dei fori adeguatamente progettata per ostacolare la trasmissione delle onde sonore provenienti dagli ambienti vicini.

Se vogliamo invece un isolamento migliore o dobbiamo effettuare dei lavori su edifici più vecchi, spesso la soluzione migliore sono le contro-pareti in cartongesso, realizzate con materiali isolanti al loro interno.

Nello specifico le lastre di cartongesso specifiche per questo tipo d’interventi presentano, al loro interno fibre di vetro insonorizzanti.

Soluzioni più costose, prevedono invece l’utilizzo di fibre minerali o materiali fonoassorbenti come il legno o polimeri sintetici.

Isolamento acustico del soffitto

La soluzione più classica prevede, sostanzialmente, lo stesso intervento fatto alle pareti: un controsoffitto con lastre di cartongesso. All’interno abbiamo inoltre la possibilità di inserire pannelli fonoassorbenti per migliorare ancora di più la resa dell’intervento.

Va detto che, il rumore del calpestio (uno dei problemi più frequenti nei condomini), si può diffondere anche attraverso le pareti vicine, quindi per aumentare l’efficacia del controsoffitto occorrerà intervenire anche sulle pareti interessate.

L’insonorizzazione del pavimento

Se si vogliono eliminare, ancora di più i rumori soprattutto quelli che emettiamo noi in casa, possiamo pensare di isolare acusticamente il nostro pavimento con l’inserimento di alcuni materiali.

Per isolare il solaio verrà inserito, prima della superfice calpestata direttamente, un materassino isolante termoacustico realizzato appositamente per questi scopi.

Infissi ad isolamento acustico

In caso principalmente di rumori provenienti dall’esterno, come strade trafficate, locali notturni, ecc. occorre operare sull’installazione di infissi costituiti da materiali appositi per l’isolamento acustico.

Generalmente gli infissi con buone proprietà di isolamento termico, hanno anche un ottimo isolamento acustico, garantendo così una doppia efficacia. Si tratta di finestre con doppio vetro e PVC, che hanno un ottimo grado di isolamento acustico.

 

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Agevolazioni Acquisto Prima Casa

Per molte persone, spesso, dopo anni di duri sacrifici, arriva l’occasione e la possibilità di acquistare una bella casa. Una propria dimora dove poter trascorrere la propria vita, far crescere i figli e vivere, nei limiti del possibile, serenamente. Negli ultimi anni, sia per facilitare la realizzazione di questo sogno per tante famiglie e sia per stimolare il mercato immobiliare e la compravendita di abitazioni, lo Stato fornisce un’agevolazione per l’acquisto prima casa, denominato anche “bonus prima casa”.

Questo genere di benefici sono stati avviati già dall’inizio degli anni 2000 e hanno visto nel corso del tempo ampliamenti e chiarimenti di alcuni punti, su cui erano sorti dei dubbi. In effetti, anche in questi ultimi mesi, sul bonus prima casa ci sono stati degli importanti aggiornamenti. Andiamo quindi a fornire un quadro generale di tali benefici, dei requisiti richiesti per usufruirne e appunto a parlare delle ultime novità al riguardo.

Quali le agevolazioni fornite

  • Riduzione dell’Iva dal 10% al 4% per quei soggetti che acquistano casa direttamente dall’impresa costruttrice;
  • Imposte catastali ed ipotecarie in misura fissa di 200 Euro, in caso di acquisto da impresa oppure acquisizione tramite successioni o donazioni;
  • Imposta di Registro al 2%, nell’ipotesi di compravendita tra privati e determinata sul valore catastale dell’immobile, in base al principio prezzo/valore. In tal caso, le imposte catastali ed ipotecarie hanno una quota fissa di 50 Euro;
  • Credito d’Imposta: per coloro che nell’arco di 12 mesi vendono e riacquistano un altro immobile, si prevede di poter scontare l’imposta da pagare con la quota di quella già pagata in precedenza.

A tutto ciò si aggiunge la possibilità di beneficiare sia della detrazione Irpef del 19% per gli acquisti effettuati tramite agenzie immobiliari ed entro il limite di 1.000 Euro e sia, inoltre, della detrazione degli interessi passivi del mutuo ipotecario, in sede di dichiarazione annuale dei redditi.

I requisiti del richiedente per accedere a tali benefici

  • Non essere proprietario di altro immobile sul territorio nazionale su cui è stata fatta richiesta di agevolazioni prima casa. In caso affermativo, questo deve essere venduto entro un anno dalla stipula dell’atto di acquisto, pena la decadenza degli stessi benefici;
  • Non possedere abitazioni nel medesimo Comune in cui si trova l’immobile da acquistare quale prima casa;
  • Avere residenza anagrafica nel Comune in cui si acquista l’immobile. In caso negativo, trasferirvi la stessa entro 18 mesi dalla stipula dell’atto notarile;
  • Non essere un soggetto titolare di diritti reali d’uso, usufrutto o di abitazione su altri immobili posti all’interno dello stesso Comune.

La tipologia di abitazioni che usufruiscono delle agevolazioni

Non tutti gli immobili possono godere dei benefici del bonus prima casa. Infatti ne possono usufruire quelli rientranti nelle categorie catastali A/2, A/3, A/4, A/5, A/6, A/7 ed A/11 e quindi, rispettivamente, abitazioni di tipo civile, economico, popolare, ultrapopolare, rurale, in villini e tipici dei luoghi. Di conseguenza, ne sono esclusi quelli con categoria catastale A/1 (abitazioni di tipo signorile), A/8 (Ville) e A/9 (Castelli e palazzi di pregio storico e artistico).

Tali agevolazioni si estendono anche alle pertinenze della prima casa, tuttavia alle sole categorie catastali C/2, C/6 e C/7 e con alcune limitazioni: tali locali devono essere destinati in modo durevole al servizio dell’abitazione principale e che questa sia acquistata col bonus prima casa. Infine, quest’ultimo può riguardare solo una pertinenza per ciascuna categoria catastale.

Le recenti novità

Come detto, le agevolazioni fornite dallo Stato sull’acquisto di un immobile riguardano soltanto la prima casa, tuttavia ultimamente è stata affermata un’importante eccezione, grazie alla sentenza della Corte di Cassazione n° 2565/2018.

In pratica, i benefici si possono estendere anche ad una seconda casa, nell’ipotesi in cui la prima non possa più soddisfare le esigenze abitative di una persona e della sua famiglia, cosiddetta “inidoneità soggettiva”. Questa si ha quando un immobile per vetustà, numeri di vani o anche superficie o per adeguamento sismico o normativo non sia più considerata idonea per una famiglia oppure sia dichiarata nel corso del tempo “inagibile”.

Si parla invece di “inidoneità oggettiva”, quando riguarda immobili su cui vi sono dei vincoli giuridici derivanti da locazione o diritti reali. In pratica, nell’ipotesi in cui si sia acquistata un’abitazione come prima casa ed in seguito sia stata affittata, con la conseguenza che non risulti più nella disponibilità del proprietario. Questi, secondo la Cassazione (sentenza n°19989/2018), ha diritto infatti a beneficiare delle agevolazioni anche per l’acquisto di una seconda casa nello stesso Comune. I medesimi diritti si hanno anche in caso di nuda proprietà.

 

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RISTRUTTURAZIONE DEL TETTO CONDOMINIALE, CHI DEVE PAGARE LE SPESE

Può capitare in alcuni stabili che, improvvisamente, nascano delle problematiche riguardo al tetto condominiale e che questo necessiti di lavori inderogabili. Tale situazione può innescare, spesso, delle dispute tra gli stessi inquilini dello stabile su chi deve pagare la ristrutturazione del tetto condominiale. Infatti, questa non è una spesa di poco conto e, considerando le situazioni economiche in cui versano varie famiglie, va ad incidere notevolmente su queste ultime.

Naturalmente, ogni struttura e palazzo fa storia a sé, tuttavia il punto di riferimento in tali circostanze è la legge, che determina e regolamenta in generale diverse spese condominiali e chi le deve pagare. Tuttavia, come vedremo, possono esservi anche delle situazioni particolari. Andiamo quindi a cercare di capire chi deve pagare per i lavori di ristrutturazione del tetto dello stabile e, nel caso, in quale percentuale e soprattutto circostanze.

Quando si deve intervenire necessariamente

Uno dei casi più frequenti è quello riguardante delle infiltrazioni di acqua, che penetrano nei muri delle scale o addirittura all’interno dell’abitazione all’ultimo piano, oppure il manifestarsi di ampie macchie di umidità in tali ambienti. Altre volte, invece, a seguito di scosse di terremoto o smottamenti, che vanno a colpire e a danneggiare, sia pur lievemente, tale parte strutturale del palazzo.

Altre circostanze che possono incidere sulla stabilità del tetto è l’usura stessa. Infatti, nel caso in cui lo stabile abbia diversi decenni e, nel corso del tempo, non si siano effettuati lavori di manutenzione, è possibile, oltre che necessario, intervenire e rimediare agli effetti degli anni e delle intemperie. Il tutto per evitare che si debba agire a seguito di eventi negativi e pericolosi per la stabilità della struttura e l’incolumità degli stessi inquilini.

Il condominio e le spese del tetto

Una prima importante precisazione è che il tetto di uno stabile, generalmente, è ritenuto una parte comune condominiale e quindi appartiene a tutti gli inquilini, così, come ad esempio, lo sono le scale, i portoni ed i lastrici solari (le tradizionali terrazze del condominio). Di conseguenza, ciascuno di questi ne risulta proprietario in percentuale. E questo è basato e suffragato dal codice civile, che all’articolo 1117 afferma proprio tale principio.

Ciò determina, inoltre, che in caso di lavori di ristrutturazione le spese debbano essere pagate e ripartite tra tutti gli inquilini, secondo le tabelle millesimali di proprietà di ciascuno (in pratica, in base ad una quota proporzionale del valore dell’immobile posseduto da un condomino). Così come affermato dall’articolo 1123, sempre del codice civile, tranne tuttavia nel caso sia stata stipulata una diversa convenzione.

E quest’ultima rappresenta proprio un’importante eccezione (ne vedremo poi anche delle altre) a tale regola. Infatti, è possibile che gli stessi inquilini abbiano stabilito che gli eventuali lavori di ristrutturazione del tetto (e conseguenti spese) siano ripartiti in maniera differente tra questi, purchè alla base vi sia una convenzione appunto sottoscritta e approvata da tutti oppure una deliberazione dell’assemblea condominiale, che abbia ottenuto il consenso unanime della stessa.

Importanti eccezioni a queste norme

Un esempio si ha quando il tetto risulta essere utilizzato in maniera diversa dai singoli condomini e quindi, di conseguenza, le spese di eventuali lavori devono essere ripartiti in maniera differente tra di essi ed in base alla tipologia ed alla quantità di uso che ne fanno. In pratica, se il tetto, oggetto dell’intervento manutentivo, copre soltanto una parte dello stabile, dovranno essere gli inquilini che usufruiscono di tale copertura a doversi fare carico delle sue spese di ristrutturazione. Non dovranno invece parteciparvi gli altri, esclusi dall’utilizzo.

Tutto ciò implica che, a livello generale, i lavori inerenti questa parte dello stabile, comune a tutti i suoi abitanti, siano a carico di questi (nella loro totalità) nella misura in cui la copertura serva e sia utilizzato allo stesso modo, secondo appunto gli articoli 1117 e 1123 del codice civile. Medesimo discorso, naturalmente, vale anche nel caso di interventi diretti alla riqualificazione energetica dell’intera struttura, tetto

 

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ACCERTAMENTO CATASTALE : DI COSA SI TRATTA

In questi ultimi anni si è assistito, in diversi comuni italiani, all’aggiornamento dei dati catastali di vari immobili. Ciò è stato dovuto al fatto che alcune abitazioni, inizialmente situate in zone non importanti e che in seguito invece hanno visto un importante sviluppo ed un miglioramento delle stesse, sono state rivalutate a livello di valore, anche catastale. Tutto ciò implica, di conseguenza, anche un aggiornamento delle tasse o imposte che il loro proprietario dovrebbe pagarvi.

In altri casi, invece, è lo stesso possessore dell’immobile ad effettuare delle modifiche allo stesso, magari ampliandolo, con la conseguenza che egli dovrà avviare anche un aggiornamento e ridefinizione catastale della struttura. In ambedue i casi, il proprietario si troverà a dover affrontare un accertamento catastale. Cerchiamo di capire meglio cosa esso sia e quali implicazioni potrebbe avere sull’abitazione e sulle imposte ad essa collegate.

Cos’è un accertamento catastale

In pratica, esso consiste in un’attività di natura amministrativa diretta all’accertamento dell’esistenza, dell’ubicazione, della rendita e qualificazione di un fabbricato o di un terreno. Tale accertamento si svolge attraverso un vero e proprio sopralluogo all’interno del bene immobile, al fine di verificarne la corrispondenza tra dati ed elementi presentati (con la planimetria ad esempio) con quanto effettivamente riscontrato in fase di controllo diretto.

L’esatta o diversa corrispondenza di tali dati catastali è importantissima, in quanto questi vanno ad essere il parametro fondamentale attraverso cui si calcolano varie imposte dirette ed indirette inerenti un immobile. Alcuni esempi di queste ultime, e che si basano appunto sulla rendita e classamento del bene in esame, sono l’Imu o la Tasi (quindi imposte locali) oppure l’Iva o le tasse di registro, che vanno ad influire invece sulle agevolazioni fiscali presenti in caso di acquisto della prima casa.

In cosa consiste in pratica

Nel caso in cui un proprietario abbia ristrutturato e modificato un immobile, magari ampliandolo come detto, deve effettuare un aggiornamento o variazione catastale. I tecnici dell’Agenzia delle Entrate, entro un anno, dovranno verificare il classamento della struttura (in pratica, categoria e classe). Il proprietario non deve fare altro che attendere l’attribuzione automatica della rendita. In caso di concordanza con quanto previsto, questi non deve fare nient’altro. In caso di discordanza, invece, il proprietario può intraprendere, come vedremo, due iniziative differenti.

Un accertamento catastale può essere anche avviato d’ufficio dalla stessa Agenzia delle Entrate oppure su impulso del Comune in cui si trova ubicato l’immobile. Tale avviso solitamente viene notificato attraverso l’invio di una comunicazione (in genere una busta di colore verde) dall’agenzia ai proprietari della struttura. Anche in questa ipotesi, se il classamento e la rendita sono ritenuti corretti, gli stessi proprietari non dovranno fare altro. In caso di discordanza, invece, questi potranno agire per un’eventuale rettifica.

Cosa fare in caso di inesattezza

Il proprietario, o un eventuale esperto per lui, può fare richiesta di riesame in autotutela all’ufficio competente dell’Agenzia delle Entrate, attraverso la presentazione di una domanda anche in carta semplice, indicando le motivazioni alla base della presunta inesattezza del classamento e allegandovi tutto il materiale necessario per la richiesta di rettifica. Quest’ultima, comunque, non pregiudica un eventuale ricorso successivo ad un giudice tributario. Ad effettuare poi il riesame sarà una commissione, che ne valuterà la fondatezza.

Un’altra strada che un proprietario di un immobile può intraprendere, entro 60 giorni dalla ricezione dell’accertamento, è quella di un ricorso da presentare all’Ufficio Provinciale del Territorio che ha emesso la comunicazione e per poi costituirsi in giudizio entro un mese, assistito da un difensore, che potrà essere sia un avvocato che qualsiasi professionista competente per la sua causa (quindi un commercialista, un ingegnere o geometra).

Comunque, un elemento fondamentale di cui tener conto è la motivazione alla base della rettifica della rendita catastale e di conseguenza del suo aggiornamento. L’accertamento catastale, infatti, non può limitarsi ad essere mera comunicazione o notifica di tale variazione, ma deve contenere delle motivazioni che ne spieghino la determinazione.

 

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AGENTE IMMOBILIARE : UN LAVORO EVERGREEN

Uno dei lavori che attualmente è molto richiesto è l’agente immobiliare. Tante persone, infatti, si rivolgono a delle agenzie immobiliari per trovare la casa, l’appartamento, la stanza che desiderano. Ci sono anche molti proprietari di immobili che per mancanza di tempo o di contatti, si affidano alle agenzie per vendere o affittare casa.

Vuoi lavorare nel mondo dell’immobiliare? Consulta la sezione lavora con noi del nostro sito per vedere le posizioni aperte per lavorare in Homeplace o inviare una candidatura spontanea.

Come conseguire l’abilitazione d’agente immobiliare

Per intraprendere questa professione c’è bisogno di una preparazione e bisogna superare l’abilitazione d’agente immobiliare. Ci deve essere, infatti, un minimo di conoscenza tecnico giuridica quando ci si confronta con un cliente. Quindi è fondamentale avere un’ottima riuscita all’abilitazione, perché avere un’ottima preparazione tecnico giuridica, così da trasmettere fiducia al proprio cliente, che sia esso compratore o venditore. Bisogna essere anche credibili nei confronti degli avvocati, dei notai, dei commercialisti e di tutte quelle figure professionali con le quali ci si interfaccia ogni giorno, per motivi lavorativi.

Per diventare agente immobiliare in Italia si hanno bisogno di alcuni requisiti:

  • Avere la cittadinanza Italiana o Europea, per acquisire la residenza italiana
  • Risiedere nella Provincia della Camera di Commercio in si chiede l’iscrizione per l’abilitazione;
  • Essere in possesso di un diploma di scuola secondaria superiore

L’iscrizione per l’abilitazione va fatta presso la camera di commercio nel territorio in cui si è residenti, ma la qualifica è valida per tutto il territorio nazionale.

Il lavoro di agente immobiliare può essere pagato a salario mensile o a prestazione. Per quanto riguarda quest’ultimo, vuol dire che ogni qualvolta si riesce ad acquisire un cliente si ha un compenso o una percentuale del valore totale dell’immobile venduto o affittato.

Per quanto riguarda il compenso a percentuale è una buona tattica che spinge l’agente immobiliare a fare sempre di più e a ricercare sempre nuovi clienti, perché più si vende più si guadagna.

Come muoversi nel mondo delle agenzie immobiliari

Ovviamente come prima cosa bisogna che il cliente che affida il mandato del suo immobile in maniera esclusiva, si fidi del proprio agente. Se così non fosse, infatti, si potrebbe affidare a diverse agenzie e quindi diventerebbe sempre più difficile vendere quell’immobile per la concorrenza che si crea. Per essere un buon agente immobiliare alla base ci deve essere, quindi, la Fiducia.

Quando un cliente decide di affidare la vendita del proprio immobile a 2 differenti agenzie le cose cambiano. Infatti, quando una delle 2 agenzie fa visitare l’immobile ad un probabile acquirente, quest’ultimo dovrà firmare un documento di PresaVisione e ciò vuol dire che se l’acquirente decide di comprare l’immobile, l’intero costo di provvigione sarà dato all’agenzia che ha venduto l’immobile. Tutto ciò perché l’agenzia è stata la prima che ha messo in contatto la parte potenziale acquirente con la parte venditrice.

Guerra tra Agenzie

Il problema che si crea, quando si affida la vendita del proprio immobile a più agenzie, è che quando il potenziale acquirente andrà a visitare altre case, perché al 99% non si fermerà al primo immobile, probabilmente entrerà in contatto anche con l’altra agenzia che si occupa di far vendere lo stesso immobile che il cliente ha già visitato.

In questo caso, quando l’agenzia si accorgerà che il cliente ha già visitato quell’immobile, non spingerà per vendere quest’ultimo, perché altrimenti farebbe un favore all’altra agenzia, che ha fatto firmare il foglio di presa visione, quindi ha l’esclusiva con quel cliente. Di conseguenza si crea una guerra tra agenzie.

Importante è per una persona, che vuole vendere il proprio immobile, è di affidarsi ad un unico consulente immobiliare, per fare in modo che si crei fiducia e non ci siano problemi di contrasto con altre agenzie. Anzi in questi casi le agenzie tra di loro si danno una mano, perché un agente immobiliare si farà aiutare da colleghi di altre agenzie, che gli daranno il contatto di altri potenziali clienti, che sono interessati a quel tipo d’immobile.

 

Per questo e per una serie di motivi, la nostra agenzia preferisce lavorare con un mandato in esclusiva, per assicurare al cliente la massima professionalità ed efficienza. Il nostro scopo è quello di effettuare una serena e veloce compravendita, dando il giusto valore al tuo immobile.

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